Pino era la persona più semplice del paese e a scuola aveva difficoltà in tutte le materie.
Aveva però una dote importante: la Curiosità. Si interessava a tutti i lavori manuali, guardava, imparava e aiutava sia l’impagliatore di sedie, che l’arrotino, il sellaio, l’ombrellaio e altri artigiani di passaggio nelle fiere di paese.
Per la sua disponibilità aveva tanti amici che lo invitavano alla loro tavola: polenta gialla, pane nero di segale, uova, latte, castagne, mele e noci.
Pino nei giorni di festa preparava gnocchi di patate con salsiccia e un buon bicchiere di vino. La sua attività principale era la raccolta e la seccatura delle castagne. La seccatura ancora oggi avviene negli essiccatoi, antiche casette in pietra con il tetto paglia e una griglia su cui, passando da una scala esterna si pongono le castagne appena raccolte. A terra viene acceso un fuoco con legna e grossi ceppi che, bruciando lentamente, producono il fumo per farle seccare e caratterizza il profumo e il gusto della castagna bianca, detta GARESSINA.
Pino sposò una materassaia. La si poteva scorgere nel cortile con il suo grembiule di iuta, seduta a cardare la lana per confezionare trapunte, cuscini e materassi. Faceva anche la lavandaia per i turisti e in particolare lavava le grosse e pesanti lenzuola di tela di canapa. Le metteva insaponate in una tinozza di legno, vi adagiava con cura dell’ottima cenere pregiata su tutta la superficie, con un mestolone prendeva da una caldaia di rame l’acqua bollente e la rovesciava sulla cenere che filtrando sbiancava il bucato.
Insieme decisero di prendere in affido un orfano del paese e gli insegnarono tutti i mestieri e i segreti delle erbe medicinali. Il ragazzo si laureò e in ricordo dei suoi genitori adottivi, aprì in valle una scuola per l’insegnamento degli antichi mestieri.
Immagini tratte
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