Il Borgo

Cari amici, mi è stato segnalato che si sono verificati problemi di visualizzazione sull’ultimo articolo IL BORGO. Per questa ragione lo re-bloggo

"La casa nel bosco"

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Ricevo l’invito ad un matrimonio e felice colgo l’occasione per ritornare al piccolo Borgo che porta il nome della mia famiglia e dove il mio bisnonno era sia il medico che il maestro.

Mi metto in viaggio, la strada per arrivarci fa paura, è a picco su un dirupo spaventoso. Sono solo, guido con ansia, ho l’impressione di avere le vertigini, mi sembra di non arrivare mai.
Finalmente giungo in un piano utilizzato dai boscaioli per depositare i tronchi di faggio che poi trasportano a valle aiutandosi con le funi.
Ci sono altre macchine ferme, il mio cuore si placa, il peggio è passato e saluto con impeto di felicità i vecchi amici.

Ormai rassicurato mi guardo intorno, riconosco il Pilone Votivo che da piccolo raggiungevo passeggiando con il nonno e che sul retro conserva ancora la vecchia buca delle lettere. La posta veniva portata a piedi fin quassù, a metà strada dal fondo valle al borgo…quanta strada…

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Suora

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Perché ti volevi fare suora? Chiede Maria all’anziana zia.
Ti racconto: “Nella casa del bosco, dove tu ogni estate vai in compagnia dei tuoi amici per cercare i funghi, passeggiare in cerca di prugnoli, giuggiole, sorbi e nespole, noi ci vivevamo tutto l’anno.
Ci portavano in paese solo in primavera quando, ancora nascosti dalla neve sbucavano i bucaneve, le primule e appariva la prima erba sotto le pietre.
Il nostro mondo era la Chiesa e la piazza. Compiuta la maggiore età, che allora era 21 anni, decisi di uscire di casa per una vita diversa.
Dove andare priva di mezzi? Conoscevo le suore che in paese erano molto stimate. Dietro loro consiglio decisi di entrare nella loro congregazione che consiste in 3 comunità: suore presenti nei paesi,suore di clausura, suore missionarie. Decisi per le missionarie, perché corrispondeva al mio istinto di avventura. Leggevo e rileggevo le loro riviste con racconti e belle fotografie. Sognavo quelle terre dove, vestita di bianco, avrei potuto fare tante cose per migliorare la vita di chi aveva bisogno.
Mi accettarono nella congregazione, ma avrei dovuto frequentare un collegio esterno per migliorare la mia istruzione, a spese loro perché la mia famiglia non aveva le possibilità.
In collegio la visione della mia vita cambiò.
C’erano tante ragazze vivaci, intelligenti, sportive e innamorate. Feci subito amicizia ed entro un anno la mia vocazione vacillò.
Mi innamorai di un ragazzo e decisi di lasciare la congregazione. Facile a dirsi ma difficile da realizzare in un ambiente ostile.
Parlai con la madre Economa che con fare spezzante mi disse: “prima provvedi alle spese degli studi in collegio e poi ne riparleremo”, cosa che sapeva per me impossibile.
Mi presentai alla Madre Maestra che per non perdere un buon elemento utile per il futuro della comunità, mi trattò con dolcezza per convincermi a rimanere. Al mio rifiuto cambiò strategia: divenne perfida e cattiva, al punto che presa dall’angoscia, non riuscii più a parlare.
Piansi parecchi giorni, poi decisi di parlare con la Madre Generale che sapevo buona, generosa, quasi una santa. Non me lo permisero.
Mi rivolsi alla Suora con la quale condividevo del tempo quando lei suonava il vecchio organo in Chiesa e per farlo funzionare io spingevo il mantice.
Mi disse che la Madre Generale usava fare la meditazione nella Cappella privata.
Mi nascosi e al suo passaggio, con trepidazione, mi presentai. Come prevedevo mi sorrise e con fare caritatevole mi ascoltò. Parlammo a lungo, ascoltò le mie motivazioni, mi capì e mi disse che potevo uscire dalla congregazione senza autorizzazioni perché non avevo ancora preso i voti che sono un impegno solenne.
Mi assicurò che la sua famiglia benestante avrebbe provveduto al pagamento del collegio. Mi presentò per lavorare in asilo nido dove potevo essere ospitata giorno e notte e avrei percepito uno stipendio.
Le mamme dei piccoli ospiti mi vollero subito bene e mi accolsero nelle loro case.
La mia vera nuova vita cominciò così.
Ricordo con tenerezza il mio primo stipendio, la prima maglietta a righe con gonna a portafoglio.”
Cara nipotina, sai perché ti chiami MARIA? Era il nome della Madre Generale che morì pochi giorni prima della tua nascita e i tuoi genitori mi fecero questo regalo perché sapevano che ci tenevano tanto.