Gavroche

Di Victor Hugo

                                                                            021

Immagine dal web

Una sera in cui una di tali brezze soffiava così aspramente da dare l’impressione che  fosse tornato gennaio, ed i borghesi avevano rimesso il mantello, il piccolo Gavroche sempre allegramente intirizzito sotto i suoi stracci, stava in piedi e come in estasi davanti alla bottega di un parrucchiere.
[…]
Mentre Gavroche esaminava la vetrina di saponi, due fanciulli di statura diversa, abbastanza ben vestiti e ancora più piccoli di lui, che dimostravano l’uno 7 e l’altro 5 anni, girarono timidamente la maniglia della porta e entrarono nella bottega chiedendo non si sa che cosa, la carità forse, con un mormorio piagnucoloso che rassomigliava  piuttosto ad un gemito che ad una preghiera. Parlavano tutt’e due insieme, e le loro parole erano inintelligibili perché i singhiozzi troncavano la voce del più piccolo, e il freddo faceva battere i denti del maggiore. Il barbiere si voltò con un viso da arrabbiato e, senza lasciare il rasoio, spingendo il maggiore con la mano sinistra e il più piccolo col ginocchio, li ributtò tutt’e due nella strada e chiuse la porta dicendo:

– Venir qui a raffreddare la gente per niente!

I due fanciulli si rimisero in cammino piangendo. Intanto, il tempo si era fatto nuvoloso e cominciava a piovere. Il piccolo Gavroche corse dietro ai fanciulli, e disse loro:

– Che cosa avete dunque marmocchi?
– Non sappiamo dove andare a dormire, -rispose il  più grande.
– E questo è tutto? – disse Gavroche. – Che gran cosa! e per questo si piange? Che sciocchini!

E assumendo attraverso la sua superiorità un po’ canzonatoria, un accento d’autorità intenerita e di dolce protezione, disse:  – mocciosi venite con me.
–  Si, Signore – fece il più grande.
E i due fanciulli lo seguirono, come avrebbero seguito un arcivescovo. Avevano cessato di piangere.
Gavroche li condusse per la via Sant’Antonio in direzione della Bastiglia, e camminando, gettò un’occhiata indignata all’indietro alla bottega del barbiere.

–  Non ha cuore quel taglia pidocchi, – brontol​ò.
[…]
– E così, monelli, abbiamo mangiato?

Signore, – rispose il più grandicello, – non abbiamo mangiato da questa mattina.

–  Siete dunque senza padre e senza madre?
[…]
–  Calmiamoci marmocchi.

Ecco di che mangiare tutti e tre. E trasse da una delle sue tasche un soldo. Senza lasciare ai due piccini il tempo di restare a bocca aperta, li spinse entrambi davanti a se nella Bottega del fornaio, e mise il soldo sul banco, gridando:

–  Garzone, cinque centesimi di pane!

Il fornaio, che era il padrone in persona prese un pane e il coltello.

– In tre pezzi, garzone!  – riprese Gavroche, aggiungendo con dignità: –  Siamo in tre .–  Pane bianco, garzone! Ho degli invitati.

V’era un pezzo più piccolo degli altri, lo prese per se.

–  Rientriamo nella strada – disse Gavroche.
E ripresero la direzione della Bastiglia.
[…]
C’era un elefante di 40 piedi d’altezza costruito in legno e in muratura che portava sul dorso la sua torre rassomigliante ad una casa…

–  Marmocchi, non abbiate paura.

Poi entro`per un’apertura dello steccato nel recinto dell’elefante e aiuto i piccini a scavalcare la breccia. I due ragazzi, alquanto spaventati, seguivano Gavroche senza dire parola e si affidarono a quella piccola provvidenza in cenci che aveva dato loro il pane e promesso un ricovero.
[…]
Gavroche indicò la scala ed il buco ai suoi ospiti, e disse loro: – salite e entrate.
I due piccini si guardarono atterriti.
–  Avete paura monelli? – esclamò Gavroche. E soggiunse: – ora vedrete, afferrò il piede rugoso dell’elefante, e, in un batter d’occhio, senza degnarsi di ricorrere alla scala giunse al crepaccio. Come una biscia che penetri in una fenditura, vi si sprofondò e, un momento dopo, i due fratelli videro la sua testa pallida apparire vagamente, come una forma biancastra e sbiadita, sull’orlo del buco pieno di tenebre.

Ebbene -gridò – salite dunque bambocci! Vedrete  come si sta bene qua dentro! Sali, tu! -disse al più grande. – Io ti stendo la mano. I piccini si spinsero l’un l’altro con la spalla; il birichino faceva loro paura e li rassicurava ad un tempo; e poi pioveva forte.
[…]
–  Bambocci siete in casa mia.
Gavroche era infatti a casa sua. Cominciamo -disse – col dire al portinaio che non siamo in casa. E immergendosi nell’oscurità con sicurezza, come chi conosce il proprio appartamento, prese una tavola ed otturò-il buco.
[…]
I due ragazzi osservavano con rispetto timoroso e stupefatto quel essere intrepido e immaginoso, vagabondo come essi, isolato com’essi, meschino com’essi, che aveva qualche cosa di miserabile e di onnipotente, sembrava loro soprannaturale, e aveva una fisionomia composta di tutte le smorfie d’un vecchio saltimbanco, unite al più ingenuo ed al più incantevole sorriso.
[…]
–  Russate! E spense il lucignolo.
[…]
– Signore!
– Eh? – Fece Gavroche che aveva appena chiuso gli occhi?
– Che cos’è questo rumore? Sono i topi rispose Gavroche  e  rimise la testa sulla stuoia.
Le ore della notte passarono. L’ombra copriva l’immensa piazza della Bastiglia, un vento invernale, misto a pioggia, soffiava a folate, e le pattuglie che frugavano le porte, i viali, i  recinti, gli angoli oscuri, in cerca di vagabondi e notturni, passavano silenziosamente davanti all’elefante. Il  mostro, in piedi immobile, gli occhi aperti nelle tenebre sembrava meditare come soddisfatto della sua buona azione, e teneva al riparo dal cielo e dagli uomini i tre poveri fanciulli addormentati.

Autore Victor Hugo
Da i Miserabili
Editore Rizzoli Milano

24 pensieri riguardo “Gavroche

  1. Devo però dire che da bambina avevo letto l’edizione ridotta, e mi era piaciuta molto, poi da adulta ho letto quella integrale e… mi sono ritrovata a dover saltare un sacco di pagine perché erano tremendamente noiose e pesanti. Però i singoli pezzi sono sempre molto belli.

    Piace a 4 people

  2. Bonjour ou bonsoir mon Ami ,Amie

    Notre amitié elle est importante pour moi
    Tes petits messages déposés sur mon blog
    C’est comme une flamme d’un feu de bois
    Qui dans mon cœur me met de la joie
    Cette amitié je la regarde comme le soleil ou une étoile qui brille dans le ciel
    Elle reste éternelle
    En attendant je te dis bonne journée ou belle soirée
    Bisous amicales

    Piace a 1 persona

  3. Lessi il libro tanti anni fa…ti ringrazio per questo brano che mi infonde sempre una terribile malinconia. Ma anche una speranza, che questo mondo cambi in meglio, finchè ci sarà sempre un cuore puro a battere.

    Piace a 2 people

Scrivi una risposta a Ghiandaia blog