La nonna

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[…]
In questa terra di pace Cristina era tornata per morirci. Ma pareva che il Signore non la volesse.
Non che nella casa dei nipoti fosse maltrattata: era soltanto dimenticata.
I bambini e i polli le stavano d’intorno fin ch’erano piccini. Fatti adulti le scappavano via e dimenticavano di volerle bene.
A tavola era suo il cantuccio più lontano del padrone. La sera andava a letto senza candela, se tossiva i nipoti battevano i pugni contro la parete perché smettesse.
Tornando dal levar le uova dal pollaio le donne le guardavano la bocca e dicevano:
Sono tutte qui? –
La chiamavano la vecchia.
Mondava il radicchio davanti alla porta; accomodava la biancheria lisa e le calze di tutti.
Non ci vedeva nel nero e non le compravano gli occhiali.
Le sue labbra erano sempre mosse da un alito di preghiera discreta. Le donne di casa le dicevano:
– Voi parlate sempre da sola. Chissà cosa dite. Smettetela vecchia! –
E gli uomini: – Quella si che ha la pelle dura. –
Di anni ne aveva tanti quanto bastavano a farci desiderare la morte.
Un giorno non trovò più la sua coroncina di madreperla e fu come se avesse perduto la chiave d’una casa segreta.
Pianse tutto il pomeriggio e la notte. E da allora contò le avemarie e i pater passando da una mano all’altra dei chicchi di grano.
Così trascorse il tempo.
Un giorno che la morte passò da quei paraggi si portò via la Cristina.
Di grano le trovarono piena la tasca del grembiule e Antonio, il padrone, per quanto avaro glielo lasciò. Pensò che se fosse campata un giorno di più glielo avrebbe mangiato di pane.
Da allora sono passate tre stagioni, la terra si rifà quella che era.
Un giorno passa davanti al cimitero la Gigia che ha l’asma; e mentre prende fiato si siede e dice il rosario. E vede…oh cosa vede mai!
La fossa della Cristina sembra un campo di grano. E che grano! Spighe grosse, turgide, d’un oro che fa lume.
A mieterle c’è da colmare un sacco da quintale.
Or ecco un giovane bianco che viene su dalla strada. Ha due occhi che non si possono guardare, e le mani trasparenti. Porta sulla spalla una falce di luce fredda. Spalanca il cancello e va a mietere il grano della Cristina.
Allora la Gigia si china e bacia sulla terra le orme dell’angelo.

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[…] Renzo Pezzani da ”I racconti del coprifuoco” ed. S.E.I.

Tratto da ”IMMAGINI” antologia per la scuola media – ed. Grazzini

° foto dal web

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87 pensieri riguardo “La nonna

  1. Certo la realtà di oggi è migliore ma ci sono sempre persone anziane trattate male, lasciate sole con se stesse senza un riconoscimento, una parola buona.

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  2. Conosco questa realtà perché lo raccontava mia madre! Però ora credo che una persona anziana con una pensione misera non stia molto meglio! Non può pagare nemmeno le medicine specialistiche!😭

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  3. Pingback: I colori del sud

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