Magliaia

Francesca ragazza semplice, simpatica, occhi vivaci, capelli intrecciati fermati intorno alla testa con le forcine.

Viveva ancora in famiglia con il fratello e la moglie. La cognata, donna irascibile, autoritaria, faccia triangolare, occhialini sulla punta del naso, capelli tagliati a scodella con ciuffo diritto come fili di ferro, non sopportava la presenza di Francesca in casa, anche se indispensabile, perché limitava la privacy della famiglia.

Il lavoro era pesante perché, oltre a rompersi la schiena in campagna, doveva prendere ogni giorno l’acqua dal pozzo situato in mezzo ai cespugli di rovo per la famiglia e gli animali. Legava un secchio alla catena che scendeva e saliva tramite una vecchia manovella arrugginita, pesante come il piombo.

Un giorno la ragazza non riuscì a procurare acqua a sufficienza così ci fu il pretesto, da parte della cognata, di allontanarla da casa e di adibirle a dimora un locale dove un tempo allevavano i conigli.

Vi collocarono una vecchia stufa ma il locale era privo di camino quindi il fumo usciva dalla piccola finestra. Come letto aveva un pagliericcio di foglie secche di granoturco, l’appendiabiti era un fil di ferro. Aveva anche un tavolo traballante, una sedia sgangherata e un lumino a petrolio che illuminava molto meno della luna.

Francesca angosciata accettò.

Un giorno, al controllo sanitario degli animali, il veterinario Gianni notò la mancanza della ragazza, intuì però la sua presenza nel locale dalla cui finestra usciva il fumo, spinse la porta, la salutò ma non disse altro.

Decise di liberarla al più presto da quell’ambiente che conosceva bene.

Le trovò un lavoro presso una magliaia. Francesca, felice dell’opportunità di imparare un bel mestiere, accettò con tutto l’entusiasmo possibile.

Sapeva lavorare a maglia con i ferri, lo faceva spesso quando si recava al pascolo d’estate e nelle lunghe sere invernali.

La magliaia evitava di insegnarle il mestiere per non crearsi una possibile concorrente, le faceva spostare unicamente in qua e in là il carrello perché la macchina non era automatica.

Nonostante tutto, per imparare, Francesca imprimeva nella mente tutti i passaggi compiuti dalla sua padrona e di sfuggita sfogliava le riviste specializzate.

Un giorno si presentò l’occasione di ultimare un lavoro lasciato in sospeso dalla signora, ma il lavoro non riuscì: una manica era lunga e l’altra era corta.

Si scusò ma questa le disse di non tornare mai più al lavoro.

Sorpresa e delusa si sentì sempre più sola.

Non dormì tutta la notte, non voleva arrendersi. Al mattino seguente prese il treno e andò in città per cercare lavoro nei vari laboratori ma non lo trovò.

Decise di cercare lavoro nei mercatini locali, per giorni solo delusioni.

Finalmente una signora le suggerì di fare ai ferri articoli per neonato che lei avrebbe esposto nella sua bancarella.

Ringraziò, nulla avrebbe potuto renderla più felice di quella proposta.

Passò subito dall’edicola per sfogliare giornali di maglieria e filati per farsi venire buone idee. Si procurò lana di tutti i colori.

Confezionava completini per neonati: tutine, scarpette, cuffiette e muffole, tutto in tinta pastello tono su tono con ricami originali.

Il successo fu quasi immediato.

Dopo i primi guadagni si comprò una macchina e con il tempo cercò delle collaboratrici perché i suoi lavori erano molto richiesti.

I negozi di città pretendevano l’esclusiva e lei ne era orgogliosa.

Ampliò il laboratorio e il suo nome divenne un marchio di successo e bellezza.

Gianni non l’aveva mai persa di vista, di sera facevano lunghe passeggiate, si confidavano, andavano insieme a teatro e a cena fuori.

Lui interessante e stimato, lei ogni giorno più seducente e affascinante, quasi, senza accorgersi, diventarono inseparabili per tutta la vita!

85 pensieri riguardo “Magliaia

  1. Bellissimo racconto! Belle atmosfere e soprattutto bello il messaggio che vuole trasmettere. Con la tenacia e la buona volontà si ottiene tutto o quasi. Purtroppo per Francesca la stima della cognata mi sa che non arriverà mai. Buon sabato.

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  2. C’è un proverbio di cui non ricordo bene le parole che dice che chi si ostina, insiste nell’imparare ed impegnarsi…..alla fine ottiene risultati. Un personaggio umile ma “caparbio” nel senso buono della parola. Ciao Lucia, buona domenica

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  3. storia romantica e dolce, ma di Francesche cosi’ purtroppo ne sono rimaste ben poche. Sei sempre molto brava nel raccontare storie di vita vera.

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  4. Più della bellissima storia…mi affascina il modo in cui la racconti.
    Tanto tempo fa,viveva una mia zia non vedente,durante il giorno era sempre circondata dell’affetto dei suoi tanti nipoti,che raccontava loro tante belle storielle per tenerli lontani dai pericoli,mentre i genitori erano occupati nei campi tirando acqua dai profondi pozzi.
    Non scorderò mai quella cara zia tanto dolce…erano 13 figli.
    Grazie❤

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  5. Una bella storia che si adatta anche bene ai tempi attuali,la cattiveria e la gelosia degli umani la si incontra sempre durante il percorso di vita,ma è meraviglioso quando alla fine del sacrificio la tenacia e l’amore per ci

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  6. Quanti bei complimenti hai ricevuto! Mi associo, naturalmente ! E…belle anche le foto! Leggendo, mi è venuto in mente il modo di dire “dalle stelle alle stalle “ e nella storia tua succede il contrario!

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  7. Ma è stupenda. Mi sa che ci sia una “biografia” del tuo stato d’animo dentro. Io ribloggo, posso te ne prego?! ❤️❤️❤️

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