Suora

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Perché ti volevi fare suora? Chiede Maria all’anziana zia.
Ti racconto: “Nella casa del bosco, dove tu ogni estate vai in compagnia dei tuoi amici per cercare i funghi, passeggiare in cerca di prugnoli, giuggiole, sorbi e nespole, noi ci vivevamo tutto l’anno.
Ci portavano in paese solo in primavera quando, ancora nascosti dalla neve sbucavano i bucaneve, le primule e appariva la prima erba sotto le pietre.
Il nostro mondo era la Chiesa e la piazza. Compiuta la maggiore età, che allora era 21 anni, decisi di uscire di casa per una vita diversa.
Dove andare priva di mezzi? Conoscevo le suore che in paese erano molto stimate. Dietro loro consiglio decisi di entrare nella loro congregazione che consiste in 3 comunità: suore presenti nei paesi,suore di clausura, suore missionarie. Decisi per le missionarie, perché corrispondeva al mio istinto di avventura. Leggevo e rileggevo le loro riviste con racconti e belle fotografie. Sognavo quelle terre dove, vestita di bianco, avrei potuto fare tante cose per migliorare la vita di chi aveva bisogno.
Mi accettarono nella congregazione, ma avrei dovuto frequentare un collegio esterno per migliorare la mia istruzione, a spese loro perché la mia famiglia non aveva le possibilità.
In collegio la visione della mia vita cambiò.
C’erano tante ragazze vivaci, intelligenti, sportive e innamorate. Feci subito amicizia ed entro un anno la mia vocazione vacillò.
Mi innamorai di un ragazzo e decisi di lasciare la congregazione. Facile a dirsi ma difficile da realizzare in un ambiente ostile.
Parlai con la madre Economa che con fare spezzante mi disse: “prima provvedi alle spese degli studi in collegio e poi ne riparleremo”, cosa che sapeva per me impossibile.
Mi presentai alla Madre Maestra che per non perdere un buon elemento utile per il futuro della comunità, mi trattò con dolcezza per convincermi a rimanere. Al mio rifiuto cambiò strategia: divenne perfida e cattiva, al punto che presa dall’angoscia, non riuscii più a parlare.
Piansi parecchi giorni, poi decisi di parlare con la Madre Generale che sapevo buona, generosa, quasi una santa. Non me lo permisero.
Mi rivolsi alla Suora con la quale condividevo del tempo quando lei suonava il vecchio organo in Chiesa e per farlo funzionare io spingevo il mantice.
Mi disse che la Madre Generale usava fare la meditazione nella Cappella privata.
Mi nascosi e al suo passaggio, con trepidazione, mi presentai. Come prevedevo mi sorrise e con fare caritatevole mi ascoltò. Parlammo a lungo, ascoltò le mie motivazioni, mi capì e mi disse che potevo uscire dalla congregazione senza autorizzazioni perché non avevo ancora preso i voti che sono un impegno solenne.
Mi assicurò che la sua famiglia benestante avrebbe provveduto al pagamento del collegio. Mi presentò per lavorare in asilo nido dove potevo essere ospitata giorno e notte e avrei percepito uno stipendio.
Le mamme dei piccoli ospiti mi vollero subito bene e mi accolsero nelle loro case.
La mia vera nuova vita cominciò così.
Ricordo con tenerezza il mio primo stipendio, la prima maglietta a righe con gonna a portafoglio.”
Cara nipotina, sai perché ti chiami MARIA? Era il nome della Madre Generale che morì pochi giorni prima della tua nascita e i tuoi genitori mi fecero questo regalo perché sapevano che ci tenevano tanto.

72 pensieri riguardo “Suora

  1. Mi piace molto come racconti le tue storie, è tutto molto semplice, non cerchi di colpire con immagini particolari o un linguaggio ricercato, eppure conduci direttamente dove vuoi che gli altri arrivino…è lì il segreto

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  2. Un tempo si entrava in convento per risolvere problemi personali o sfuggire a situazioni spiacevoli…..oggi chi entra in convento lo fa per scelta personale di amore verso Dio e gli altri, risponde ad una chiamata interiore, che si chiama vocazione. Diversamente non si resiste in convento. Ciao Ghiandaia.

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  3. Mi piacciono molto le persone semplici,quelle che sanno vivere i trascorsi belli e brutti con consapevolezza e soprattutto quelle che nelle avversitá sanno proteggere la loro bellezza interiore.🌹

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  5. Una storia toccante che comprendo bene perché anche mia madre, rimasta orfana, per un periodo fu affidata alle suore, e trovò delle donne per certi versi molto più avanti di quelle dell’epoca, ma anche delle dinamiche di “arruolamento” che facevano molto leva sulla volontà di studiare di ragazze che non avevano i mezzi… ah, ah, una volta c’erano molte più vocazioni! Buone feste!

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  6. Una bella storia a lieto fine, che spiega con lineare semplicità, come ha sottolineato giomag59, il perché fino a qualche generazione fa ci fossero molte più “vocazioni” religiose. Per fortuna anche a quei tempi era possibile incontrare persone di buon cuore, oltre che di buon senso. Il fatto di aver potuto studiare, che era privilegio per pochi, di certo aiutava ad avere una visione più ampia delle cose. Ma non poteva certo bastare. Il buon senso si può acquisire, il buon cuore invece è come il coraggio: se non ce l’hai, non te lo puoi dare.

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