la baita

La nonna racconta: sai perché ho vinto tante coppe nelle gare di sci? Abitavo in alta montagna,  la neve spesso raggiungeva i tre metri  e andavo a scuola con gli sci. Nella baita c’era la stalla con gli animali e un grande fienile. Nei mesi estivi passavo le giornate al pascolo con immensa fatica. Avevo paura dei fruscii delle foglie mosse dal vento e dai lampi dei temporali. Attendevo con ansia che passasse qualcuno in cerca di funghi. Non parlavo con loro, mi bastava vederli. Mi nascondevo dietro gli alberi attorniati da rovi e li osservano. Mangiavo il pane nero di segale con la frittata di erbe, poche volte il formaggio perché si doveva vendere. Trovavo la frutta nel bosco: more mirtilli, lamponi, azzeruoli e qualche mela raccolta su esili piante nate da semi portati dagli uccelli. Per compagnia tenevo stretto il Corriere dei Piccoli, giornalino che leggevo e rileggevo fino ad impararlo a memoria. Facevamo un ottimo burro che portavo in cesti di vimini al negozio in paese. D’inverno scendevo e salivo con gli sci. Regalavo formaggio e burro a famiglie che mi ospitavano quando la neve scendeva improvvisa e non potevo rientrare a casa. Dormivo nella stalla sulla paglia in una specie di culla che serviva per la cova dei pulcini. La stalla riscaldata dal fiato degli animali, era luogo di incontro di molti amici che si fermavano in veglia. Se smetteva di nevicare mettevo gli sci da fondo e salivo alla baita. Questi forzati allenamenti fatti da bambina, mi sono serviti nelle competizioni internazionali che ho poi disputato. Ho vinto le tante coppe che tu vedi. Grazie nonna, mi hai insegnato tanto.

25 pensieri riguardo “la baita

  1. che bella storia…mi ha colpito la frittata con il pane nero di segala: li mangio tutt’ora quando vado in montagna da amici austriaci:, la frittata è di cipolle e erbetti….ciauuu

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  2. Le nostre nonne…meravigliosa sicurezza, bastava quardarle.
    Le volevo bene anche quando chiudeva a chiave li stipetto del pane quando il pane stava per finire “doveva durare una settimana”la chiave la metteva nella tasca del suo grembiule che non toglieva mai….in compenso mi dovevo prendere un uovo crudo che faceva tanto bene 🙂 ma che andavo a nascondere ogni volta dietro dei cespugli che non mi piacevano…mi consolato con ortaggi e quanche frutto intorno al casolare.
    Quanti ricordi ?
    Un abbraccio Ghia

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  3. Avrei voluto anch’io una nonna così ma la mia era proprio cattiva. Vivere con semplicità è la ricetta per vivere felici. Ciao, buon weekend.

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